Per molti anni la Basilicata è stata al di fuori delle rotte turistiche più frequentate: questo ha permesso a questa terra di preservare la sua bellezza, selvaggia e incontaminata.
La natura è prorompente in Lucania e fa da contorno a borghi spettacolari e a paesi fantasmi, che mantengono un fascino intatto da secoli.
Oggi sono moltissimi i luoghi turistici in Basilicata e tra questi non si può non comprendere Pietragalla. Il borgo, sito a 839 m. di altezza nel cuore dell’Appennino Lucano, è diventato famoso per la riscoperta del Parco dei Palmenti, una vera e propria finestra sul passato rurale della regione.
Cosa tratteremo
Alla scoperta del Parco dei Palmenti a Pietragalla
Pietragalla è uno dei borghi più belli della Basilicata e, non a caso, ha partecipato al concorso “Il borgo dei borghi” del 2022. Archi, vicoli in pietra, scalinate e abitazioni dallo stile medioevale rendono il centro storico di questo paese un vero gioiello da scoprire. Tutto intorno si apre il paesaggio tipico dell’Appenino Lucano, essendo Pietragalla sita a quasi 840 m. di altezza, a circa 20 Km da Potenza.
Sono molte le cose da vedere a Pietragalla e dintorni, ma il simbolo del borgo, ovvero ciò che lo ha reso famoso in tutta Italia, è il Parco dei Palmenti, in località Tofi. Si tratta di un agglomerato di palmenti, ossia luoghi semi-ipogei dove si lavorava l’uva, secondo la lunga tradizione vitivinicola di Pietragalla. Se ne contano circa 200 (solo 69 sono in ottime condizioni) e sono disposti in modo digradante, seguendo la morfologia del terreno.
Visto dall’alto, il Parco dei Palmenti sembra quasi un villaggio hobbit di tolkieniana memoria, per via dei tetti erbosi. I palmenti ricordano molto anche le turf house che abbondano ad esempio in Norvegia, in Islanda e in Scozia.
Il termine palmento ha origini dubbie. Si pensa derivi da pavimentum, parola latina che si riferisce, in questo caso, al piano su cui si pigiava l’uva. Secondo altri studiosi, invece, palmento deriva da pavire, cioè pigiare. In ogni caso i primissimi palmenti sono nati in Francia, in Provenza, per poi diffondersi soprattutto nell’Italia meridionale tra il XVI e il XVIII secolo.
I palmenti di Pietragalla risalgono all’800, anche se si pensa che alcuni siano addirittura stati costruiti nel ‘300. Certamente ciò che rende caratteristici questi palmenti lucani, a differenza di altri presenti in altre parti d’Italia, è il fatto di non essere isolati, ma vanno a formare un vero e proprio villaggio grande ben 2 ettari.
I Palmenti di Pietragalla, grande esempio di architettura rupestre
I palmenti di Pietragalla sono stati costruiti in pietra arenaria, reperita sul luogo stesso. Le mura sono piuttosto spesse e i tetti sono coperti di zolle di terreno ed erba, accorgimenti questi che hanno permesso ai palmenti di mantenere una temperatura perfetta per produrre il vino. C’è anche una piccolissima apertura sopra la porta del palmento, che serve ad areare l’ambiente soprattutto durante la fermentazione, quando nell’aria si libera anidride carbonica.
In ogni caso, ciò che colpisce di più dei palmenti sono proprio i tetti erbosi, quasi come se sbucassero dal terreno come funghi. L’erba si adatta poi alle stagioni e non è raro vedere i palmenti innevati ricoperti di fiorellini colorati, creando un’atmosfera davvero da favola.
Alcuni palmenti si possono visitare all’interno, dove vi sono due vasche in tufo. Una veniva utilizzata per la pigiatura dell’uva, che avveniva rigorosamente a piedi nudi e l’altra, posta poco più in basso, serviva per fare fermentare il mosto per circa 20 giorni. Il mosto veniva prima conservato in barili riposti sulle mensole, assieme a lanterne e attrezzi da lavoro, per poi essere trasportato con i muli nelle rutte. Si tratta di cantine ipogee dove il vino veniva fatto invecchiare nelle botti.
La cantina Rutt Zcchin, tra le più caratteristiche di Pietragalla, è la protagonista dell’evento “CantinArte” che nel mese di agosto trasforma il centro storico di Pietragalla con mostre d’arte, visite alle cantine ipogee e degustazione dei piatti tipici e dei vini della zona. Questa è l’occasione perfetta per assaggiare ad esempio i Mccaron c’la maddea (pasta fatta in casa condita con la mollica di pane) e i migliatieddi, involtini preparati con le frattaglie di agnello.
Oltre al Parco dei Palmenti, a Pietragalla c’è anche un altro luogo da vistare e si tratta del Palazzo Ducale, la cui parte più antica risale all’anno 1100. Rappresenta una delle più belle ed eleganti dimore storiche non solo della Basilicata ma anche dell’Italia meridionale. Esso, oltre ad essere stato abitato dai signori Acquaviva D’Aragona, è stato anche teatro dei feroci scontri tra i briganti del posto e gli stessi cittadini di Pietragalla. All’interno gli ambienti sono perfettamente conservati e mostrano splendidi arazzi, mobilio d’epoca e un dipinto ligneo risalente al ‘600.
Da non perdere infine il Museo della Civiltà Contadino, spazio museale dove sono conservati una serie di oggetti legati alla tradizione rurale del borgo e della Basilicata.